Il contesto: disabilità nelle emergenze
Nelle emergenze, le persone con disabilità hanno un tasso di mortalità più alto delle altre perché:
- non hanno accesso ad avvisi di emergenza, non sono incluse nei piani di salvataggio, non riescono ad accedere agli aiuti (distribuzione di cibo, acqua, accesso ai rifugi e ai servizi sanitari). I loro ausili (bastoni, sedie a rotelle) possono danneggiarsi, strade e infrastrutture possono non essere più accessibili.
- le emergenze aumentano il numero di persone che hanno una disabilità, sia a breve che a lungo termine, a causa delle lesioni subite e della mancanza di servizi medici accessibili.
D’altro canto nelle emergenze le persone con disabilità possono mettere a disposizione competenze ed esperienze essenziali per la sopravvivenza e resilienza dell’intera comunità.
È quindi fondamentale coinvolgerle negli interventi umanitari, dalla pianificazione alla realizzazione, , in linea con il «Quadro di Riferimento di Sendai per la Riduzione del Rischio di Disastri 2015-2030» e la «Carta per l’Inclusione delle Persone con Disabilità nelle Azioni Umanitarie» delle Nazioni Unite adottata nel 2016.
Come lavoriamo nelle emergenze
Durante le emergenze lavoriamo insieme ai partner e alle organizzazioni locali e internazionali impegnate nel soccorso.
Seguiamo il principio di garantire protezione e sicurezza per le persone con disabilità in situazioni di rischio, come previsto dall’art. 11 della Convenzione dell’Onu sui Diritti delle Persone con Disabilità e degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile.
Il nostro è un approccio «a doppio binario» che prevede di:
- garantire che gli aiuti siano accessibili a tutti, comprese le persone con disabilità e i gruppi più vulnerabili (come anziani e bambini) attraverso il loro coinvolgimento diretto.
- fare in modo che gli attori impegnati nell’aiuto umanitario a tutti i livelli (organizzazioni nazionali, internazionali e governi) siano in grado di fornire aiuti inclusivi della disabilità, attraverso advocacy, formazione e sensibilizzazione.