In Etiopia lavarsi le mani e il viso può salvare dalla cecità. Le corrette pratiche igieniche, infatti, sono uno dei punti fondamentali della strategia S.A.F.E. di lotta al tracoma.
Ecco un piccolo assaggio del diario dalla nostra ultima missione in Etiopia. Siamo partiti con l’obiettivo di andare a visitare le comunità remote dei distretti di Jamma, Woreilu e Legeida, nella regione di Amhara, per monitorare e controllare tutti gli aspetti che compongono la strategia S.A.F.E di lotta al tracoma: chirurgie, sensibilizzazione e formazione, costruzione di pozzi e distribuzione di antibiotici.
Abbiamo visitato villaggi remoti a oltre 3000 metri d’altezza, incontrato comunità che ora hanno un pozzo e possono quindi utilizzare l’acqua per lavarsi e visitato i villaggi che l’avranno nei prossimi mesi. Siamo andati nelle scuole dove tutti i giorni lavoriamo per sensibilizzare sulle pratiche igieniche corrette per prevenire e curare il tracoma. Abbiamo toccato con mano l’importanza dell’acqua pulita per la prevenzione del tracoma e ci siamo emozionati nel vedere come tutto questo sia possibile grazie al sostegno dei tanti donatori che ogni giorno scelgono di stare al nostro fianco.
Etiopia, il contesto
L’Etiopia è il secondo Paese dell’Africa con maggiore incidenza del tracoma, una malattia degli occhi che, se non curata, porta alla cecità irreversibile. Nella regione di Amhara più del 60% della popolazione ha il tracoma: la sua trasmissione corre veloce quando non c’è accesso all’acqua pulita e le condizioni igienico sanitarie sono precarie. Per arrivare ai villaggi, ci inerpichiamo in auto per ore su strade sterrate, incontrando ogni tanto gruppi di pastori.
L’importanza dei pozzi
Il primo pozzo che visitiamo è quello di Dendegulo e campeggia al centro di un altopiano verde chiaro. Mucche, asini e pecore pascolano tutt’intorno. Il capo villaggio ci accoglie e noi ci facciamo raccontare cosa significa quel pozzo per la comunità: è qualcosa di prezioso e fondamentale. Garantisce acqua pulita a 54 famiglie che arrivano dalle zone tutt’intorno, senza dovrebbero camminare ogni giorno per ore alla ricerca di una fonte.
Acqua che cura e salva
Le taniche gialle, poggiate al recinto di legno, aspettano il loro turno per essere riempite. Questo è compito delle donne del villaggio: riempiono due o tre taniche alla volta, anche di più se hanno un asino che le aiuti a trasportarle a casa. L’acqua raccolta serve per bere e per cucinare ma non solo… grazie a pozzi come questo finalmente le famiglie ne hanno a sufficienza anche per lavarsi, riuscendo così a prevenire il tracoma.
Verso le scuole
Un altro aspetto fondamentale del nostro viaggio è la visita alle scuole, che sono tutte circondate da prati di fiori gialli, tipici della stagione. Non sono costruite al centro dei villaggi, e la cosa muove in noi subito un interrogativo: “quanto camminano tutti i giorni i bimbi per arrivarci?” Spesso devono fare anche più di un’ora di strada. Ma il fatto che le scuole siano costruite a metà strada tra un villaggio e un altro rende possibile che tanti più bambini riescano ad andarci, ricevendo formazione e istruzione che altrimenti sarebbe per loro impossibile avere.
La prevenzione spiegata ai piccoli
I maestri e i presidi ci mostrano, fieri e felici, cosa sono riusciti a fare grazie al progetto S.A.F.E. e in che modo raccontano ai più piccoli come prevenire e curare il tracoma: cartelloni colorati appesi tutt’intorno, spiegano l’importanza dell’igiene personale per la prevenzione. In più ogni classe ha una propria tanica d’acqua con cui ogni mattina tutti gli studenti si devono lavare le mani, e specchietti per controllare la pulizia degli occhi. Formare i bambini a scuola è importantissimo, non solo per il loro futuro ma anche per quello delle loro famiglie.
Gli sguardi
Assistiamo a momenti di formazione con gli adulti e agli screening nelle scuole. Rimaniamo colpiti dal numero di bambini affetti dal tracoma: li vediamo tutti in fila attendere pazienti il loro turno per ricevere la visita e ascoltare attenti quando gli operatori spiegano loro come applicare la tetraciclina, la pomata antibiotica che cura il tracoma.
Il contagio del tracoma è facile ma, se diagnosticato in tempo, lo è anche la cura. Ed è proprio tra queste file di occhi attenti, sorrisi e sguardi intensi che l’emozione ci meraviglia ogni volta.