Il Sud Sudan “è un Paese che non ti permette di fare il lavoro per cui ti sei specializzato.”
Nonostante la crisi umanitaria e le sfide quotidiane, è colma di speranza la testimonianza del dottor Emmanuel, oftalmologo pediatrico al Buluk Eye Center di Juba, in Sud Sudan.

I pazienti ricevono le cure migliori che possano ottenere. Se guardo anche solo a 5 o 6 anni fa vedo che stiamo evolvendo e il merito è soprattutto del supporto che stiamo ricevendo dai donatori di CBM.

Dottor Emmanuel, oftalmologo pediatrico al Buluk Eye Center di Juba

Il dottor Emmanuel è oftalmologo pediatrico presso il Buluk Eye Center (BEC) a Juba, la capitale del Sud Sudan. È uno dei pochissimi oculisti del Paese – sono meno di dieci su una popolazione di 11 milioni di abitanti – e il responsabile dell’unità oculistica pediatrica che CBM ha inaugurato lo scorso settembre, finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo. È la prima e l’unica dell’intero Paese.

Come racconta lui stesso “il Sud Sudan è complesso e sta affrontando moltissime sfide”. È in atto una grave crisi umanitaria dovuta a una combinazione di fattori tra cui il conflitto nel confinante Sudan, le conseguenze delle passate guerre civili, gli effetti devastanti del cambiamento climatico, milioni di sfollati e una situazione economica preoccupante.

È anche per questo che il lavoro del BEC si fa ancora più rilevante. Le persone che non possono raggiungere l’ospedale devono poter essere visitate, chi non può pagare i costi delle operazioni oculistiche deve poter essere operato gratuitamente, medici e infermieri devono avere la possibilità di specializzarsi e le persone con disabilità visiva di ricevere riabilitazioni adeguate. È questo che avviene ogni giorno al BEC.

Lo racconta lui stesso.

Testimonianza del Dottor Emmanuel – oftalmologo pediatrico

  • Ci racconta la scelta di diventare oftalmologo?

«Il mio sogno di diventare oftalmologo è una storia che inizia molto prima che questo Paese venisse diviso. Anzi: volevo fare oftalmologia e allo stesso tempo aiutare i bambini. Sono stato ammesso all’università ma la retta era troppo alta. Avrei rinunciato se non avessi avuto la fortuna di incontrare CBM e ricevere una borsa di studio.

foto direttore cbm insieme a dottore

È per questo che in un certo senso sento di rappresentare i donatori ovunque vada. Voglio diffondere l’effetto positivo di quello che ho ricevuto, in modo che a sua volta possa aiutare e ispirare altri».

  • È quello che fa ogni giorno al BEC, dove è responsabile dell’unità pediatrica.

«Ho studiato in Uganda e in Nepal e poi sono tornato in Sud Sudan. Il progetto The Bright Sight aveva bisogno di un oculista pediatrico ed eccomi qui.

Ora l’unità pediatrica sta crescendo, indicativamente visitiamo 30 bambini al giorno. Con il tempo si diffonderà la voce e sono certo che sempre più famiglie porteranno i loro bambini. Sono già iniziati ad arrivare pazienti dal Sudan, dove in questo momento c’è la guerra».

  • Guerra in Sudan e crisi umanitaria, qual è la situazione del Paese e quale il ruolo del BEC?

«Le sfide sono grandi. Oggi in ospedale facciamo molto di più di quello che potremmo fare. In Sud Sudan abbiamo dieci Stati, il mio sogno è che ognuno abbia un ospedale specializzato perché al momento non abbiamo riposo o tempo di mangiare.

Io stesso visito anche gli adulti o gestisco le emergenze. È un Paese che non ti permette di dire “faccio solo quello per cui mi sono specializzato”.

Dottor Emmanuel, oftalmologo pediatrico al Buluk Eye Center di Juba

Però aiutare i bambini mi ripaga. Proprio qualche giorno fa, due genitori hanno accompagnato un bimbo con gli occhi gonfi e le palpebre incollate. Era un’infezione che si poteva curare con dei medicinali. Quando lo hanno riaccompagnato questa mattina gli occhi erano tornati sani».

  • Quali sono gli ambiti in cui si deve intervenire?

«La prevenzione. Stiamo già diffondendo degli spot via radio ma abbiamo in programma di visitare anche le scuole per diffondere le informazioni sulle misure preventive. Molte condizioni che colpiscono gli occhi sono causate anche solo da traumi per una matita o dei rami, ma non è raro che i bambini arrivino in ospedale con giorni di ritardo.

Così come i difetti refrattivi: sono pochissime le persone con gli occhiali o che ne chiedono un paio. È perché non ci sono questi problemi? No, è perché non vengono in ospedale».

  • Cosa non può mancare mai in questo lavoro?

«La speranza. Abbiamo molte sfide ma è la speranza che ci fa andare avanti, insieme al supporto di chi è al nostro fianco. La certezza che insieme possiamo davvero fare moltissime cose».

Mi piacerebbe, un giorno, poter sostenere gli studi in oftalmologia di un dottore o una dottoressa, proprio come tante persone o famiglie hanno fatto con me tanto tempo fa.

ritratto dotto emmanuel

Il progetto

In Sud Sudan offriamo servizi di salute della vista integrati nel Sistema Sanitario nazionale, inclusivi (accessibili a tutti, in particolare ai più fragili) e comprehensive (con una presa in carico completa dei pazienti: dalla prevenzione alle cure fino alla riabilitazione).

Con il progetto The Bright Sight abbiamo realizzato la prima unità oculistica pediatrica del Paese finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo che consentirà di accedere a servizi oculistici di qualità a 1.500 bambini ogni anno. Ci occupiamo inoltre di formare personale medico-sanitario (proprio come il dottor Emmanuel) e decentrare i servizi oculistici, integrandoli con ospedali di altre regioni.

Scopri di più sul progetto

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