Con oltre 10 milioni di casi l’India è il secondo Paese al mondo per numero di persone colpite da COVID-19. Per questo è stato fondamentale continuare il nostro intervento, al fianco delle persone con disabilità, attraverso progetti di salute, educazione e lavoro.
Un Paese allo stremo
L’India è attualmente il secondo Paese al mondo per numero di contagi da Covid-19.
La situazione sanitaria, economica e sociale negli ultimi mesi si è aggravata, aumentando il divario sociale e l’ineguaglianza economica. Si stima che il lockdown di marzo e aprile abbia causato la perdita di molti posti di lavoro. Tra i più colpiti, purtroppo, ci sono le persone con disabilità, che in India sono quasi 29 milioni (il 2.2%, su una popolazione di 1,3 miliardi). Un recente studio condotto da CBM India ha rilevato che l’84% delle persone con disabilità, negli ultimi mesi, è stato costretto a prendere in prestito denaro per procurarsi il cibo.
Oggi la maggior parte dei servizi, come trasporti, attività commerciali, scuole e uffici sono tornati a funzionare, ma la situazione resta allarmante, aggravata dall’emergenza climatica che nei mesi estivi ha causato inondazioni e frane.
La nostra risposta all’emergenza Covid in India
In questo contesto drammatico, il nostro lavoro non si è mai fermato.
Siamo intervenuti sia per rispondere concretamente all’emergenza covid in India e alle nuove necessità che ne sono seguite, sia per far sì che nessuno dei nostri progetti si interrompesse e i nostri operatori, medici e infermieri potessero continuare a svolgere il loro lavoro. Ecco cosa abbiamo fatto:
- garantito kit igienici e materiale sanitario (come mascherine, guanti, disinfettante, sapone, termometri) al personale medico, agli operatori dei nostri progetti e alle persone con disabilità e alle loro famiglie
- distribuito kit alimentari alle famiglie più vulnerabili e alle persone con disabilità
- sensibilizzato sui comportamenti per prevenire il contagio del virus e reso accessibili e fruibili alle persone con disabilità tutti questi messaggi: per esempio, trasmettendo messaggi radio e traducendo nel linguaggio dei segni o in Braille tutte le comunicazioni.
La cura della vista
A causa dell’emergenza sanitaria, molti servizi, attività e operazioni chirurgiche non essenziali o urgenti sono stati sospesi. Durante gli ultimi mesi solo 3 persone su 5, in India, hanno avuto accesso alle cure mediche.
Anche gli ospedali che sosteniamo, il dr. Shroff Charity Hospital e il Christian Medical College, sono stati parzialmente riconvertiti in strutture COVID-19, dotati di letti per terapia intensiva e di dispositivi di protezione individuale.
Per continuare però, anche nell’emergenza, a garantire cure e assistenza alle persone cieche o con problemi legati alla vista, il dr. Shroff Charity Hospital ha decentralizzato i trattamenti oculistici meno urgenti nelle sedi periferiche.
Medici e operatori CBM si sono organizzati per aiutare e sensibilizzare sui corretti metodi di prevenzione del Covid-19 anche le persone con disabilità che vivono nelle aree più remote garantendo, quando possibile, servizi oculistici gratuiti. E’ proprio per raggiungere le aree più remote, senza però incentivare assembramenti di persone, che abbiamo organizzato screening oculistici porta a porta. Da luglio a ottobre abbiamo raggiunto 5.852 donne, uomini e bambini. 699 di questi sono stati portati nei centri per accertamenti e operazioni chirurgiche.
Anche l’ospedale Christian Medical College, tra le più grandi strutture ospedaliere del Punjab, è diventato struttura di riferimento per l’identificazione e cura dei pazienti COVID-19. L’ospedale ha aperto il primo reparto il 27 marzo 2020: oltre 300 pazienti a rischio COVID sono stati visitati ogni giorno.
I bambini e le scuole inclusive
Durante il lockdown in India il 73% dei bambini con disabilità non ha avuto accesso all’educazione.
Tra questi ci sono soprattutto i bambini provenienti dai contesti più poveri, che non hanno accesso a un computer, a una connessione o che hanno bisogno di tecniche didattiche particolari.
L’interruzione della scuola per molti di loro ha quindi avuto gravi ripercussioni anche a livello emotivo, psicologico e comportamentale.
Per questo, nonostante le difficoltà, il nostro partner Bethany Society ha continuato il suo lavoro di rafforzamento delle scuole e formazione degli insegnanti sull’educazione inclusiva.
I docenti sono stati formati e hanno organizzato lezioni a distanza; laddove la connessione non arriva, nelle aree più remote, hanno fatto lezione al telefono e parlato con i genitori per restare in contatto costante con le famiglie.
Il lavoro e l’indipendenza economica delle persone con disabilità
In India oltre l’80% delle persone lavora nell’economia informale.
Molti comprano cibo con i soldi che guadagnano ogni giorno e non hanno risparmi su cui contare. Il blocco di marzo scorso ha comportato la perdita di mezzi di sussistenza, la capacità di pagare gli affitti e acquistare cibo. Moltissime persone si sono trovate ancora più vulnerabili. Siamo intervenuti subito, distribuendo cibo, acqua, kit igienico-sanitari e dispositivi di protezione individuale.
Il nostro intervento però non si è limitato alla risposta immediata all’emergenza: anche il progetto di agricoltura biologica, che dal 2014 sosteniamo nella regione Madhya Pradesh, la più povera dell’India, ha dovuto fare i conti con la pandemia, ma non si è fermato. Le persone con disabilità coinvolte nel progetto si occupano di produrre spezie e legumi locali e di seguire tutto il processo, dalla coltivazione al confezionamento fino alla vendita. Questo negli anni ha garantito a tante famiglie di persone con disabilità di avere un lavoro, un reddito e quindi una indipendenza che li ha portati a uscire da una condizione di estrema povertà ed emarginazione.
Le attività del progetto hanno subito rallentamenti a causa dell’emergenza ed è stato difficile raggiungere i beneficiari nelle aree più remote ma nonostante questo, 522 persone hanno ricevuto supporto economico e 206 persone hanno ricevuto kit alimentari.