Un impegno comune a favore dei bambini più fragili, per intervenire laddove c’è più bisogno, perché la solidarietà non si ferma, neanche nella pandemia COVID-19. È quello di CBM e Fondazione Prosolidar per i bambini dell’Uganda, nel segno di quel «fare insieme» che è uno dei nostri valori più importanti.
La lotta al retinoblastoma
Jethro (2 anni, nella foto sopra) è un piccolo paziente dell’ospedale Ruharo, in Uganda, che, pur piccolissimo, ha già dovuto affrontare una delle sfide più dure della vita: lottare contro un tumore. A Jethro è stato diagnosticato il retinoblastoma, il tumore dell’occhio.
Dopo l’asportazione chirurgica dell’occhio malato, è stato sottoposto a sei cicli di chemioterapia, gli ultimi dei quali Jethro li ha fatti durante i mesi di pandemia COVID-19. Fortunatamente oggi Jethro è fuori pericolo, ha ricevuto protesi oculari ed è stato sottoposto a visite di controllo periodiche per il monitoraggio del suo stato di salute.
Il retinoblastoma mette a rischio la vita dei bambini e deve essere diagnosticato e trattato in tempi brevissimi. Ecco perché è fondamentale intervenire in tempo, come abbiamo fatto all’ospedale Ruharo con il sostegno della Fondazione Prosolidar. Insieme il nostro lavoro ha potuto continuare anche durante i difficilissimi mesi dell’emergenza COVID-19.
Da giugno a settembre abbiamo potuto curare 31 bambini affetti da retinoblastoma, come Jethro, visitare 8.448 pazienti, di cui 1.353 hanno ricevuto un’operazione chirurgica, effettuare 9 giornate di cliniche mobili e 15 visite nelle scuole, fornendo bastoni bianchi ai bambini ciechi.
Un impegno importante, di cui abbiamo parlato con il Presidente di Fondazione Prosolidar, il dott. Giancarlo Durante.
Intervista al Presidente di Fondazione Prosolidar
- Perché Fondazione Prosolidar ha scelto di sostenere il Ruharo Eye Center e come questa scelta si integra nella Missione della Fondazione?
Nella scelta dei progetti che decidiamo di finanziare, se ci vengono proposti da soggetti con i quali abbiamo già avuto modo di collaborare, per noi contano anche l’affidabilità dell’interlocutore e la qualità dei risultati che è in grado di conseguire con il nostro supporto finanziario: nel caso del Ruharo Eye Center, oltre all’apprezzamento per l’utilizzo di tecnologie avanzate e l’alta formazione per il personale locale nell’ambito della cecità infantile, è stata, anche, importante la positiva esperienza già avuta con CBM nella gestione di un altro progetto a suo tempo finanziato da Prosolidar per la prevenzione della cecità da Retinopatia del Prematuro (ROP) in Paraguay. Mi fa piacere oggi ricordare i risultati di rilievo che tale progetto ha conseguito.
- Grazie al vostro sostegno oltre 30 bambini sono stati curati dal tumore dell’occhio. Quanto è importante per la Fondazione l’attenzione ai bambini e ai malati?
Fin dalla sua nascita, la Fondazione ha dedicato grande attenzione all’infanzia e ai malati e il nostro impegno in tale direzione è molto cresciuto nel corso del tempo. Basti pensare che, nel 2019, abbiamo destinato quasi il 70% delle risorse a progetti destinati a bambini e ai malati e alle persone con disabilità.
Le tipologie di progetti legati ai bambini spaziano in varie direzioni, dal sostegno alle mamme in carcere, per garantire una serena genitorialità, al supporto educativo in Paesi in via di sviluppo (realizzazione di scuole, pagamento delle rette scolastiche e degli educatori, ecc…), ma anche in Italia, per prevenire la dispersione scolastica, all’assistenza a bambini in condizioni di disagio o malattia (disabilità fisica, autismo, abusi, ecc…), ma anche il supporto alle famiglie con bambini affetti da gravi malattie, a volte incurabili.
Per quel che riguarda invece i malati, la Fondazione interviene su un ambito di attività ancora più ampio, che va dal sostegno alle famiglie e ai pazienti oncologici, alle attività di sostegno ai pazienti psichiatrici ed ai malati terminali, al finanziamento per la costruzione o ristrutturazione di strutture sanitarie e di accoglienza, all’acquisto di attrezzature tecnologicamente avanzate e mezzi di trasporto di vario genere (ambulanze, pulmini per disabili, auto per il trasporto di pazienti fragili ecc…), alla formazione e supporto al personale medico e sanitario sia in Italia che all’estero
- Da anni la Fondazione sostiene progetti di solidarietà sociale. Ci racconta brevemente come nasce il vostro impegno?
Fondazione Prosolidar Onlus è un organismo nato nel 2011 per volontà delle parti sociali che hanno stipulato il contratto collettivo nazionale di lavoro del settore del credito: in essa sono presenti, pariteticamente, l’Associazione Bancaria Italiana, le aziende ad essa aderenti e le organizzazioni sindacali del settore.
La Fondazione ha ereditato il patrimonio culturale ed i principi fondativi, nonché le modalità di finanziamento, del “Fondo Nazionale del Settore del credito per progetti di solidarietà – Onlus”, istituito con il Protocollo di Intesa del 13 gennaio 2005, sottoscritto da tutti i Sindacati del credito e dall’ Associazione Bancaria Italiana.
È la prima e, ancora a tutt’oggi, l’unica esperienza, anche a livello internazionale, di ente voluto dalle parti sociali in un contratto collettivo al fine di finanziare progetti di solidarietà a livello nazionale ed internazionale, grazie al sistema di match-gifting, cioè la condivisione del contributo in misura uguale tra lavoratori ed imprese.
In pratica, la norma contrattuale prevede che, in occasione della erogazione della tredicesima mensilità, ciascun dipendente versi un importo di 6 euro annui e che, per ogni dipendente che effettui tale versamento, l’azienda versi anch’essa alla Fondazione un ulteriore importo di 6 euro annui. Con i fondi che siamo in grado di raccogliere ogni anno, finanziamo, tra l’altro, progetti a sostegno di iniziative a favore di popolazioni in difficoltà, aiuti alla autosufficienza economica e alla serenità alimentare, sostegno ai perseguitati, alle vittime del disagio e di violenza (in particolare donne e minori), ai malati, nonché interventi per emergenze e per il sostegno alla lotta alle mafie.
- Paesi in via di sviluppo, ma non solo. Il vostro impegno è anche in Italia, soprattutto alla luce dello scenario da COVID-19. Ce lo può raccontare?
Dal 2011, anno di nascita della Fondazione, abbiamo finanziato 243 progetti in Italia e 195 nel resto del mondo, per un totale di 438 progetti ed un valore complessivo di oltre 23 milioni di euro; ad oggi sono in corso 145 progetti.
Quanto allo scenario da COVID-19, la pandemia si è manifestata in un momento dell’anno in cui avevamo già impegnato la maggior parte delle risorse disponibili e siamo stati quindi costretti a modificare i programmi del 2020 per poter essere in grado di fronteggiare con tempestività le numerose richieste ricevute fin dai primi giorni.
Abbiamo, quindi, reso immediatamente disponibile il nostro fondo annuale per le emergenze e, contestualmente messo in campo un meccanismo straordinario di gestione dei progetti e di reperimento di ulteriori risorse finanziarie, rispetto a quelle ordinarie, concordando con alcuni dei soggetti destinatari dei nostri interventi il rinvio dei finanziamenti per qualche mese, in modo da poter destinare nell’immediato quante più risorse possibili al contrasto al COVID-19.
In tal modo è stato possibile finanziare 28 progetti presentati da associazioni che operano direttamente sul campo e destinare all’emergenza COVID-19, sia in Italia che all’estero, un totale di risorse pari a quasi 670.000 euro per fornire attrezzature sanitarie, mezzi, DPI, team di psicologi, servizi domiciliari, messa a disposizione di specialisti e operatori, supporto a persone e famiglie in difficoltà.
In particolare, abbiamo finanziato, in Italia, la donazione di attrezzature (ecografi, unità di terapia intensiva, software, ecc.), tra gli altri a Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli di Roma, Fondazione Fatebenefratelli di Roma, Fondazione Policlinico Sant’Orsola di Bologna, ma siamo anche intervenuti a favore di numerose realtà minori, associazioni di pubblica assistenza, associazioni – che hanno in carico strutture per disabili, anziani, malati psichici, minori – che la pandemia ha costretto ad operare in un contesto molto più difficile da gestire.
All’estero abbiamo fornito un supporto economico molto rilevante a UNHCR per un intervento di risposta e sostegno ai rifugiati in Niger, ma abbiamo anche, ad esempio, destinato risorse ad una associazione in Burkina Faso, per l’acquisto di cibo per l’emergenza alimentare causata dal lockdown e dalla conseguente chiusura di tutte le piccole attività fonte di reddito per la popolazione locale.
Il Ruharo Eye Center in Uganda
Il Ruharo Eye Center si trova a Mbarara, nella parte sud-occidentale dell’Uganda. È uno dei 5 centri oculistici specializzati dell’intero Paese, in grado di offrire diagnosi professionali e trattamento delle malattie visive, grazie alla presenza di personale altamente qualificato e di attrezzature mediche all’avanguardia. È l’unico ospedale in Uganda che dispone di un Programma Nazionale di Cura del Retinoblastoma.
Obiettivo generale del progetto è rafforzare i servizi di salute visiva offerti dall’ospedale, con particolare attenzione al trattamento del retinosblastoma.
Il retinoblastoma è un tumore della retina che colpisce soprattutto i bambini. Se non diagnosticato e curato per tempo può estendersi oltre l’occhio ed essere fatale.
Nei Paesi in via di sviluppo come l’Uganda il 70% dei bambini colpiti da questo tumore non sopravvive. Diagnosi e intervento tempestivo sono quindi fondamentali per curarlo.
CBM sostiene l’unico programma nazionale di prevenzione e cura del retinoblastoma, introdotto all’ospedale Ruharo nel 2006.
Obiettivo principale del programma è ridurre la mortalità e la cecità dei bambini colpiti da retinoblastoma. I bambini malati di retinoblastoma che si rivolgono al Ruharo Eye Centre provengono da tutta l’Uganda, dal Sud Sudan e dal Rwanda.
Il trattamento del retinoblastoma ai bambini dell’Uganda e dei Paesi limitrofi prevede l’identificazione dei bambini colpiti, operazioni chiururgiche, trattamento con chemioterapia e visite di follow up.
Inoltre all’ospedale Ruharo vengono realizzate queste attività:
- servizi di cura della vista nelle comunità rurali e vulnerabili della Regione Occidentale dell’Uganda attraverso cliniche oculistiche mobili chirurgiche e non chirurgiche, screening e chirurgie oculistiche
- chirurgie oculistiche presso l’ospedale, soprattutto di cataratta
- servizi per l’ipovisione ai bambini di età scolare
- visite oculistiche a bambini presso le scuole dell’Uganda Occidentale e distribuzione di ausili alla mobilità.