Joel è uno dei tanti bambini ciechi o con altre disabilità che riusciamo a raggiungere ogni giorno grazie al sostegno dei nostri donatori. La sua è una bella storia, proprio perché ci sono loro.
La storia di Joel
Joel è un bambino di otto anni originario del villaggio di Essangue, in Camerun, dove vive in una piccola casa diroccata con la mamma, gli zii e i cugini. I tre fratelli maggiori, invece, si trovano nella capitale con la nonna: hanno dovuto separarsi a causa di alcuni momenti difficili che sta attraversando la famiglia.
Come puoi già intuire, Joel sta crescendo in un contesto molto povero. La madre vende pesce alla spiaggia, ma non guadagna abbastanza per risparmiare denaro. È quella che si definisce sopravvivenza “hand to mouth”, vivere alla giornata.
È esattamente in contesti come questi che si innesca il ciclo povertà-disabilità.
Joel, infatti, è nato con la cataratta ad entrambi gli occhi. Secondo la madre erano come due stelle bianche e lattiginose, una in ogni occhio. Se Joel avesse ricevuto le cure, il problema si sarebbe risolto immediatamente. Ma il costo dell’operazione andava ben oltre le possibilità economiche della famiglia. Così è iniziato il suo lento viaggio nel buio della cecità.
Un piccolo, disperato stratagemma
Anno dopo anno la cataratta è peggiorata e lo ha isolato in un mondo buio, in cui è diventato invisibile. Prima, infatti, Joel ha dovuto abbandonare la scuola perché non riusciva a vedere alla lavagna o a scrivere. Poi ha smesso di uscire di casa per i pericoli troppo alti come essere investito, perdersi o essere preso di mira dagli abitanti del villaggio, che sono convinti di essere oggetto delle sue maledizioni.
In realtà la “maledizione” di cui hanno paura gli abitanti del villaggio è uno stratagemma che ha architettato Joel per riuscire a vedere: strizzare gli occhi e guardare attraverso un cerchietto fatto con le dita (lo puoi vedere nella foto appena sopra).
Se faccio un anello con le dita intorno agli occhi e se piego la testa, entra meno luce e riesco a vedere un po’ di più.
Riesci a immaginare a che disperazione deve essere arrivato Joel per aggrapparsi con tutte le sue forze a quell’unico spiraglio di luce?
Per fortuna nella sua vita sono arrivate persone come te, dalla straordinaria generosità e sempre in prima linea per aiutare chi ha più bisogno.
L’incontro con CBM
In un giorno apparentemente qualunque qualcosa è cambiato. Delphine, la mamma, lo ha accompagnato in uno degli ospedali che riusciamo a sostenere anche grazie al tuo aiuto e i medici, visitandolo, hanno capito la gravità del problema. La vista di Joel era così tanto peggiorata nel tempo che i suoi occhi avevano addirittura sviluppato dei movimenti involontari, rapidi e oscillatori, che a lungo andare potevano comprometterne seriamente la capacità visiva.
Fissata l’operazione di cataratta, i medici hanno dato appuntamento a Joel. Nè lui né la madre Delphine, però, si sono presentati in ospedale: avevano paura che l’operazione fosse a pagamento, non riuscivano a fidarsi del tutto.
Cura e umanità
È stato allora, in un altro di quelli che avrebbero potuto essere un “giorno qualunque”, che un operatore si è recato al villaggio per chiedere notizie di Joel e accompagnarlo in ospedale. Questo gesto di cura e umanità è servito per far crollare tutte le barriere e la preoccupazione:
Mi ha stupito che c’è qualcuno che tiene così tanto a Joel da venire a casa. Sono commossa. È come una…guarigione spirituale, una cura per l’anima.
Mamma di Joel
Un giorno qualunque diventa straordinario
Era un lunedì “qualunque” quando finalmente Joel è arrivato in ospedale ed è stato operato agli occhi. Non è stata un’operazione semplice perché negli anni la cataratta si era calcificata, ma tutto si è concluso per il meglio.
Se fossi stato con i medici e gli infermieri in Camerun, avresti potuto vederlo, già pochi istanti dopo la rimozione delle bende, correre per tutti i corridoi dell’ospedale, spensierato come non era mai stato nella sua vita.
Fuori dall’ombra
Joel è uno delle centinaia di migliaia di bambini che riusciamo a raggiungere e curare ogni anno grazie al sostegno di tanti donatori. Senza di te rimarrebbero invisibili ed emarginati, costretti a vivere in una condizione di disabilità non necessaria solo perché impossibilitati ad accedere alle cure di base.
Cosa puoi fare tu
Con il tuo aiuto ci permetterai di arrivare dove c’è più bisogno, sostenendo interventi sempre nuovi e necessari. Come la costruzione del primo reparto oculistico pediatrico del Sud Sudan. È un progetto incredibile che cambierà le sorti di un intero Paese e che ci permetterà di identificare e curare, solo nei primi tre anni, oltre 90 mila bambini. Se siamo riusciti ad avviare i lavori di questo progetto, come di tutti gli altri, è perché abbiamo la certezza di averti con noi. Grazie di cuore.